mercoledì 31 ottobre 2012

L'evidenziatore tra le pagine #2


«A New York, quel pomeriggio d’agosto, l’umidità era insopportabile; era la classica giornata in cui il disagio fisico rende la gente ostile. Tornando in albergo, salii su un autobus in Madison Avenue e fui colto di sorpresa dall’autista, un uomo nero di mezza età con un sorriso entusiasta stampato sul volto, che mi diede immediatamente il suo benvenuto a bordo con un cordiale “Ciao! Come va?”: un saluto che rivolgeva a tutti quelli che salivano, mentre l’autobus scivolava nel denso traffico del centro. Ogni passeggero restava stupito, proprio come lo ero stato io, e pochi furono quelli che ricambiarono il saluto, chiusi com’erano nell’umore nero della giornata.

Ma mentre l’autobus procedeva lentamente nell’ingorgo, si verificò una lenta trasformazione –una sorta di incantesimo. L’autista si esibì per noi in un monologo, un vivace commento sullo scenario intorno a noi – c’erano i saldi fantastici in quel magazzino e una splendida mostra in questo museo… avevamo sentito di quel nuovo film al cinema in fondo all’isolato? L’uomo era deliziato dalle molteplici possibilità offerte dalla città, e il suo piacere era contagioso. Al momento di scendere dall’autobus, tutti si erano ormai scrollato di dosso il guscio di umore nero con il quale erano saliti, e quando l’autista gridava loro “Arrivederci, buona giornata!” rispondevano con un sorriso.»

Da Intelligenza emotiva, Daniel Goleman.

Nessun commento:

Posta un commento