Si mise a passeggiare in mezzo alle tombe. guardava le antiche cappelle di famiglia e le sculture ricoperte di muffa, e ogni tanto leggeva un’iscrizione. osservava distrattamente gli altri visitatori che camminavano silenziosi lungo i vialetti. Il brusio sordo del traffico guastava un po’ l’atmosfera. era un peccato che non ci fosse un vero silenzio, come nei cimiteri di campagna. il silenzio avrebbe avvolto quel dormitorio monumentale con la solennità che tutti i morti meritavano…o almeno tutti. all’ingresso gli avevano dato una piantina dove erano segnate le tombe dei personaggi famosi, ma se l’era messa in tasca senza nemmeno guardarla. I morti erano tutti uguali. come diceva Totò la morte è una livella, pensò sorridendo. si fermò di fronte a un’inferriata che formava un grande quadrato. All’interno c’era una cappella di marmo poggiata su colonne, e nel mezzo due sculture che rappresentavano un uomo e una donna distesi. lesse i nomi: Eloisa e Abelardo… Gli si alzarono i peli sulle braccia. si ricordava ancora le loro lettere d’amore. Il suo professore di lettere del liceo era appassionato di storia medievale, e aveva parlato a lungo dei due disgraziati amanti. E adesso Eloisa e Abelardo erano lì, davanti ai suoi occhi, uniti per l’eternità come avevano sempre voluto. sorrise della propria commozione e si fermò a guardare il mausoleo con le mani agganciati alle sbarre. Era il solo ad interessarsi a quella tomba. i turisti camminavano nei vialetti spulciando la piantina alla ricerca dei morti famosi. Nessuno veniva a rendere omaggio a Eloisa e Abelardo.
rimase là davanti per un sacco di tempo, poi salutò i due amanti e continuò a salire su per la collina.
"Per nessun motivo” Marco Vichi
Parigi - maggio 2011
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